Disastro di Ustica: Nuove Prove Indicano una Collisione con un Jet della Marina USA, Non una Bomba o un Missile
L’Espresso Svela un Possibile Insabbiamento del Disastro Aereo del 1980, Mettendo in Discussione Decenni di Teorie
I. Introduzione
Da oltre quattro decenni, il disastro aereo di Ustica del 1980 – lo schianto di un DC-9 Itavia nel Mar Tirreno, che ha causato la morte di tutte le 81 persone a bordo – è avvolto nel mistero e nella controversia. Teorie che vanno da un ordigno a bordo a un attacco missilistico hanno dominato la narrazione. Tuttavia, un’inchiesta pubblicata oggi dalla rivista L’Espresso sta mettendo in discussione queste convinzioni consolidate. L’inchiesta presenta prove convincenti che suggeriscono che il DC-9 sia stato colpito da un jet da combattimento della Marina USA durante un esercizio militare, potenzialmente coinvolto nel fuoco incrociato di un inseguimento a un MiG libico. Queste nuove prove, tra cui una sezione significativamente deformata dell’ala dell’aereo e il ritrovamento di un contenitore di carburante della Marina USA vicino al luogo dello schianto, stanno spingendo per una nuova indagine e una rivalutazione degli eventi che circondano una delle più gravi tragedie aeree italiane. I risultati sollevano anche seri interrogativi su un possibile insabbiamento decennale, richiedendo trasparenza e responsabilità. Questo articolo approfondirà i dettagli dell’inchiesta, le prove presentate e le implicazioni per la comprensione di questo tragico evento.
II. Le Teorie Consolidate e le Indagini Iniziali
Immediatamente dopo lo schianto del 27 giugno 1980, è stata avviata un’indagine complessa e spesso contraddittoria. Le prime teorie si sono concentrate sulla possibilità di un ordigno a bordo, alimentate da telefonate anonime che si assumevano la responsabilità. Tuttavia, gli investigatori non hanno trovato tracce di esplosivi e le affermazioni non sono mai state confermate. Un’altra teoria prominente suggeriva che l’aereo fosse stato abbattuto da un missile, potenzialmente come parte di un’operazione segreta o di un errore di identificazione. Questa teoria ha guadagnato terreno a causa della presenza di attività militari nella zona in quel momento e il contesto della Guerra Fredda ha alimentato le speculazioni. L’indagine italiana, ostacolata da informazioni contrastanti, dalla mancanza di cooperazione da parte di altre nazioni e da sensibilità politiche, alla fine ha concluso che la causa dello schianto rimaneva indeterminata. Questa mancanza di risposte definitive ha portato a diffuse speculazioni, sfiducia e accuse di negligenza nei confronti di Itavia, la compagnia aerea italiana che gestiva il volo, una reputazione che l’azienda ha cercato a lungo di ripulire. Le famiglie delle vittime hanno costantemente richiesto un resoconto completo e trasparente degli eventi.
III. Le Nuove Prove di L’Espresso: Uno Scenario di Collisione
L’inchiesta di L’Espresso, dettagliata meticolosamente nell’ultimo numero, si concentra su uno scenario di collisione convincente. In modo cruciale, gli investigatori evidenziano la completa assenza di prove di un’esplosione interna o di un impatto esterno di un missile tra i rottami recuperati. Questo elimina queste teorie come cause primarie. Invece, l’attenzione si concentra su una sezione significativamente deformata dell’ala del DC-9, che indica una collisione ad alto impatto con un oggetto solido. Questo danno, suggeriscono gli esperti consultati da L’Espresso, è coerente con una collisione con un altro aereo, specificamente il bordo d’attacco di un’ala o la fusoliera di un jet da combattimento. Inoltre, il team investigativo ha scoperto un contenitore di carburante vicino al luogo dello schianto che corrisponde a quelli utilizzati esclusivamente dai jet da combattimento della Marina USA operanti dalla USS Saratoga. Il contenitore è stato identificato dalla sua caratteristica punta blu, una caratteristica distintiva delle forniture di carburante della Marina USA, e confermato attraverso prove fotografiche. All’epoca del disastro, la USS Saratoga, una portaerei della Marina USA, stava conducendo esercitazioni nel Mar Tirreno, tra cui addestramento al combattimento aereo. I rapporti suggeriscono che i jet da combattimento statunitensi stavano attivamente inseguendo un MiG libico, creando uno spazio aereo potenzialmente pericoloso e affollato. L’Espresso suggerisce che il DC-9 sia entrato inavvertitamente in questo spazio aereo e sia stato colpito durante l’inseguimento, uno scenario che non è mai stato pienamente indagato. L’inchiesta dettaglia anche il tipo specifico di contenitore di carburante trovato e la sua distribuzione limitata, rafforzando il collegamento con gli aerei della Marina USA.
IV. Il Ruolo della USS Saratoga e l’Attività Militare USA
La presenza della USS Saratoga e dei suoi jet da combattimento accompagnatori è centrale nella nuova indagine. Sebbene la Marina USA abbia costantemente sostenuto che i suoi aerei non sono stati coinvolti nello schianto, L’Espresso indica prove circostanziali che suggeriscono il contrario. I registri di volo e i dati radar, esaminati dal team investigativo, indicano un elevato livello di attività militare nella zona al momento del disastro. L’inseguimento del MiG libico, unito alle complesse manovre dei jet da combattimento, ha creato uno spazio aereo affollato e potenzialmente pericoloso. L’Espresso sostiene che è plausibile, se non probabile, che un jet da combattimento della Marina USA abbia inavvertitamente colpito il DC-9 durante questo inseguimento, uno scenario che non è mai stato pienamente indagato dalle autorità. L’inchiesta evidenzia anche la mancanza di trasparenza da parte delle autorità statunitensi per quanto riguarda le specifiche rotte di volo e le manovre dei jet da combattimento il giorno dello schianto. Questa mancanza di cooperazione ha alimentato i sospetti e ha ostacolato una completa comprensione degli eventi.
V. Accuse di Insabbiamento e Prove Mancanti
Un tema ricorrente nell’inchiesta di L’Espresso è l’accusa di un deliberato insabbiamento. Gli investigatori affermano che documenti e registrazioni cruciali relativi al disastro sono stati rimossi o nascosti, ostacolando un’indagine completa e trasparente. Testimoni che si sono fatti avanti con informazioni potenzialmente incriminanti sarebbero stati messi a tacere o ignorati. L’Espresso indica specificamente la mancanza di cooperazione da parte delle autorità statunitensi nel fornire l’accesso a registri militari e dati radar pertinenti, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale come motivo principale. L’inchiesta dettaglia anche casi in cui i testimoni chiave sarebbero stati fatti pressioni per alterare le loro testimonianze. Questa mancanza di trasparenza ha alimentato i sospetti che sia stato fatto uno sforzo concertato per nascondere la verità sul disastro e proteggere i responsabili. L’inchiesta suggerisce ulteriormente che alcuni individui all’interno del governo italiano potrebbero essere stati complici nell’insabbiamento, potenzialmente per evitare tensioni diplomatiche con gli Stati Uniti.
VI. Richieste di una Nuova Indagine e Giustizia per le Vittime
I risultati dell’inchiesta di L’Espresso stanno spingendo per una nuova indagine completa e indipendente sul disastro aereo di Ustica. Le famiglie delle vittime, che hanno a lungo cercato giustizia e una spiegazione definitiva della tragedia, chiedono che tutti i documenti e le registrazioni pertinenti siano resi pubblici, compresi quelli attualmente classificati dagli Stati Uniti. Chiedono anche che vengano rilasciate tutte le informazioni classificate che potrebbero far luce sugli eventi che circondano lo schianto. L’inchiesta mira a ripristinare la reputazione di Itavia, offuscata da anni di accuse infondate. C’è un crescente consenso sul fatto che un resoconto completo della verità è da tempo dovuto e che coloro che sono responsabili della tragedia – per negligenza o azione deliberata – devono essere ritenuti responsabili. Diversi parlamentari italiani hanno già chiesto un’inchiesta parlamentare e le organizzazioni internazionali stanno prendendo in considerazione il lancio delle proprie indagini. La ricerca della giustizia per le vittime e le loro famiglie rimane l’obiettivo principale di questo rinnovato sforzo.
