Ungheria stringe la presa sulle libertà civili con emendamenti costituzionali controversi
Nuove leggi vietano le marce del Pride, ridefiniscono il genere e consentono la sospensione della cittadinanza, scatenando proteste e condanna internazionale
Budapest, Ungheria – 14 aprile 2025 – Il parlamento ungherese ha approvato oggi una serie di emendamenti costituzionali radicali, restringendo significativamente le libertà civili e attirando aspre critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani e osservatori internazionali. Le modifiche, che includono il divieto delle marce del Pride, una ridefinizione del genere basata sul sesso biologico assegnato alla nascita e disposizioni che consentono la sospensione temporanea della cittadinanza per i cittadini con doppia cittadinanza ritenuti minacce alla sicurezza, hanno innescato proteste in tutto il paese e sollevato serie preoccupazioni sull’erosione dei principi democratici. Il governo difende gli emendamenti come necessari per proteggere i bambini e salvaguardare gli interessi nazionali.
Restrizioni alla libertà di riunione e ai diritti LGBTQ+
L’impatto più immediato della nuova legislazione si farà sentire sulla comunità LGBTQ+. Una legge recentemente promulgata vieta di fatto la marcia annuale del Pride a Budapest, citando violazioni della legge del 2021 sulla “protezione dei minori”, che proibisce la “promozione” dell’omosessualità ai minori. Le autorità sono ora autorizzate a imporre multe fino a 500 euro ai partecipanti e a utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale per identificare gli individui che partecipano all’evento. I critici sostengono che ciò costituisce un attacco sfacciato alla libertà di riunione e di espressione.
“Non si tratta di proteggere i bambini; si tratta di trovare un capro espiatorio in una comunità vulnerabile e di fare appello agli elettori conservatori”, ha affermato Eszter Szabó, portavoce dell’Unione delle libertà civili ungherese. “Il governo sta usando la scusa della protezione dei minori per giustificare politiche discriminatorie e repressive”.
Oltre al divieto delle marce del Pride, gli emendamenti ridefiniscono il genere in base al sesso biologico assegnato alla nascita, escludendo di fatto le persone transgender e intersex dal riconoscimento legale. Ciò ha sollevato timori di aumento della discriminazione e della marginalizzazione all’interno della comunità LGBTQ+.
Cittadinanza e preoccupazioni per la sicurezza nazionale
Gli emendamenti concedono inoltre al governo il potere di sospendere temporaneamente la cittadinanza ungherese dei cittadini con doppia cittadinanza se ritenuti una minaccia per la sicurezza. Sebbene il governo sostenga che questa misura è necessaria per proteggere gli interessi nazionali, i critici temono che possa essere utilizzata per prendere di mira oppositori politici o dissidenti che vivono all’estero. La durata della sospensione è indefinita, richiedendo una rivalutazione della “minaccia alla sicurezza” prima che venga preso in considerazione il ripristino.
“Questo è un precedente pericoloso”, ha affermato il dott. András Kovács, esperto di diritto costituzionale presso l’Università Eötvös Loránd. “Apre la porta alla revoca arbitraria della cittadinanza e mina i diritti fondamentali dei cittadini ungheresi”.
Giustificazione del governo e risposta pubblica
Il primo ministro Viktor Orbán ha difeso gli emendamenti in un discorso televisivo, presentandoli come una necessaria difesa dei valori tradizionali e una risposta alle pressioni esterne. Ha sostenuto che le modifiche sono essenziali per proteggere i bambini ungheresi dall’“ideologia woke” e preservare l’identità culturale del paese.
Tuttavia, gli emendamenti hanno incontrato diffuse proteste e condanna da parte dei partiti di opposizione e delle organizzazioni della società civile. Migliaia di manifestanti sono scesi oggi nelle strade di Budapest, intonando slogan contro il governo e chiedendo l’abrogazione delle nuove leggi. Il Partito Democratico Unito e il Movimento Momentum hanno entrambi annunciato l’intenzione di contestare gli emendamenti alla Corte Costituzionale.
“Non resteremo a guardare mentre i nostri diritti fondamentali vengono erosi”, ha affermato Gábor Nagy, organizzatore di una protesta. “Combatteremo per un’Ungheria che rispetti la libertà, l’uguaglianza e lo stato di diritto”.
Preoccupazioni internazionali e contesto più ampio
Gli emendamenti hanno attirato aspre critiche da parte di osservatori internazionali, tra cui l’Unione Europea e le organizzazioni per i diritti umani. La Commissione europea ha espresso serie preoccupazioni per gli emendamenti, avvertendo che violano i diritti fondamentali e minano lo stato di diritto. Diversi parlamentari europei hanno chiesto sanzioni contro l’Ungheria.
Questi emendamenti fanno parte di una tendenza più ampia alla crescente restrizione delle libertà civili e delle istituzioni democratiche in Ungheria sotto il governo di Orbán. Negli ultimi dieci anni, il governo è stato criticato per aver indebolito i controlli e gli equilibri, minato la libertà dei media e preso di mira le organizzazioni della società civile. Gli emendamenti sono visti anche come una tattica per consolidare il potere e fare appello agli elettori di estrema destra in vista delle prossime elezioni.
Questi emendamenti rappresentano un significativo passo indietro per la democrazia e i diritti umani in Ungheria, sollevando preoccupazioni sul futuro del paese e sui suoi rapporti con l’Unione Europea. I prossimi mesi saranno cruciali per determinare se l’Ungheria potrà mantenere il suo impegno per i valori democratici e lo stato di diritto.
