Studenti Occupano lo Storico Chiostro della Statale di Milano, Protestando Contro l’Installazione di Amazon
Sottotitolo: I manifestanti denunciano la priorità degli interessi commerciali rispetto all’accesso studentesco, chiedendo l’apertura permanente del Chiostro Farmacia.
Introduzione (circa 220 parole)
Milano, Italia – Studenti dell’Università Statale di Milano occupano lo storico Chiostro Farmacia dal 7 aprile 2025, protestando contro l’installazione di un’esposizione di Amazon nell’ambito del Fuorisalone, la settimana del design milanese. Il chiostro, tradizionalmente chiuso agli studenti durante l’anno accademico, è stato aperto specificamente per questo evento commerciale, scatenando indignazione e un’occupazione studentesca. Collettivi studenteschi, guidati da Rebelot ed Ecologia Politica Milano, chiedono all’università di impegnarsi in una valutazione approfondita della possibilità di aprire il chiostro agli studenti tutto l’anno, sostenendo che la sua apertura temporanea per un’installazione aziendale dimostra una preoccupante priorità del profitto rispetto alle esigenze educative e al benessere degli studenti. Le proteste hanno incluso il blocco dell’accesso all’installazione, l’esposizione di striscioni con slogan incisivi e la verbalizzazione di preoccupazioni più ampie sulla crescente commercializzazione degli spazi universitari e sull’impatto del turismo sulla comunità locale. Le trattative tra i rappresentanti degli studenti e l’amministrazione universitaria sono in corso, ma una risoluzione rimane elusiva. Questa protesta evidenzia una crescente tensione tra le università che cercano entrate e gli studenti che chiedono ambienti di apprendimento accessibili.
Sezione 1: Il Chiostro e la Controversia (circa 450 parole)
Il Chiostro Farmacia, uno storico chiostro all’interno dell’Università Statale di Milano, è uno spazio culturalmente e architettonicamente significativo. Tradizionalmente riservato a eventi accademici specifici o chiuso al pubblico, la sua recente trasformazione in una vetrina per Amazon ha scatenato un’ondata di proteste. Gli studenti sostengono che la decisione di aprire il chiostro per un’installazione commerciale, mantenendone al contempo l’accesso limitato per l’uso regolare degli studenti, è una chiara dimostrazione di priorità sbagliate e di mancanza di rispetto per l’esperienza studentesca. “L’università sta trattando questo spazio come una merce, non come una risorsa per l’apprendimento e la comunità”, ha dichiarato un rappresentante di Rebelot. “È uno schiaffo simbolico agli studenti che lottano costantemente per l’accesso alle risorse.”
La scelta di Amazon come partner aziendale ha suscitato anche critiche, con alcuni manifestanti che collegano l’azienda a preoccupazioni etiche più ampie, tra cui il suo presunto coinvolgimento nel conflitto in Palestina e le sue pratiche lavorative. Gli striscioni esposti durante l’occupazione recano slogan come “Aperto per Amazon, chiuso per l3 student3” (“Aperto per Amazon, chiuso per gli studenti”) e “La Statale non è una vetrina, fuori i privati da Unimi” (“L’Università non è una vetrina, fuori i privati da Unimi”). Gli studenti sottolineano che la questione non riguarda semplicemente l’opposizione ad Amazon, ma la resistenza alla tendenza più ampia delle università di dare priorità alle partnership commerciali rispetto alle esigenze del corpo studentesco e di sostenere standard etici. “Chiostro che allo stesso tempo viene aperto e occupato ogni qual volta viene sventolato del profumato danaro sporco sotto al naso dei alti piani dirigenziali dell’università statale di Milano,” ha affermato uno studente, evidenziando la presunta corruzione che guida la decisione.
La giustificazione dell’università – che l’installazione genera entrate – è accolta con scetticismo. Gli studenti sostengono che qualsiasi guadagno finanziario dovrebbe essere reinvestito nelle risorse studentesche, non utilizzato per commercializzare ulteriormente il campus. Indicano una mancanza di trasparenza riguardo a come vengono allocate le entrate derivanti da tali partnership, alimentando sospetti di cattiva gestione e di priorità del profitto rispetto al benessere degli studenti. Il chiostro, sostengono, dovrebbe essere uno spazio per lo scambio intellettuale, la collaborazione e lo studio tranquillo – non una piattaforma di marketing temporanea.
Sezione 2: Le Richieste e le Azioni di Protesta degli Studenti (circa 450 parole)
La richiesta principale degli studenti manifestanti è che l’Università Statale di Milano si impegni a valutare a fondo la fattibilità di aprire permanentemente il Chiostro Farmacia agli studenti. Non chiedono semplicemente un accesso occasionale, ma un cambiamento fondamentale nel modo in cui lo spazio viene utilizzato e una garanzia di accesso incentrato sullo studente. “Vogliamo che il chiostro sia un luogo di studio, collaborazione e costruzione della comunità”, ha spiegato un portavoce di Ecologia Politica Milano. “Dovrebbe essere una risorsa per tutti gli studenti, non solo uno spazio di marketing temporaneo per le aziende.” Chiedono anche un processo trasparente per determinare come vengono allocati gli spazi universitari e una voce studentesca in tali decisioni.
Per amplificare il loro messaggio, gli studenti hanno intrapreso una serie di azioni di protesta diretta. L’occupazione del chiostro è in corso dal 7 aprile, con gli studenti che bloccano l’accesso all’installazione di Amazon e impediscono l’ingresso ai visitatori. Hanno anche organizzato raduni e manifestazioni nel campus, attirando il sostegno di altri collettivi studenteschi e organizzazioni comunitarie. Il Cantiere sociale ha espresso pubblicamente il suo sostegno ai manifestanti, fornendo assistenza logistica e amplificando il loro messaggio attraverso i social media.
Gli studenti hanno anche utilizzato tattiche di protesta visiva, esponendo striscioni e poster con slogan critici nei confronti della decisione dell’università. Gli striscioni sono progettati per essere provocatori e accattivanti, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione e generare dibattito. “Noi rivendichiamo un’università che dia centralità a l3 student3, in cui il sapere circoli in maniera orizzontale e senza ingerenze di privati che comprano spazi che spettano a noi con soldi che MAI ritornano alla comunità studentesca,” ha proclamato uno striscione, riassumendo le principali rivendicazioni degli studenti.
Oltre all’occupazione fisica e alle proteste visive, gli studenti stanno sfruttando i social media per diffondere informazioni, organizzare sostegno e fare pressione sull’amministrazione universitaria. Hanno creato un hashtag dedicato (#StataleNonÈUnaVetrina) per monitorare le proteste e condividere aggiornamenti, e si stanno impegnando attivamente con i funzionari universitari e i media online.
Sezione 3: La Risposta dell’Università e il Contesto Più Ampio (circa 450 parole)
Al 10 aprile 2025, l’Università Statale di Milano ha rilasciato una dichiarazione in cui riconosce le proteste studentesche ed esprime la volontà di dialogare. Tuttavia, i funzionari universitari non si sono impegnati a valutare appieno l’apertura del Chiostro Farmacia tutto l’anno. L’università sostiene che l’installazione di Amazon è stata un evento temporaneo progettato per mostrare l’innovazione del design e generare entrate per l’università, fondi che afferma siano vitali per mantenere gli standard accademici. Hanno anche sottolineato l’importanza di bilanciare le esigenze degli studenti con gli obblighi finanziari dell’università.
Le proteste all’Università Statale di Milano fanno parte di una crescente tendenza all’attivismo studentesco contro la commercializzazione degli spazi universitari. In tutta Europa e Nord America, gli studenti stanno sempre più contestando le partnership tra università e aziende, sostenendo che queste partnership danno priorità al profitto rispetto all’istruzione e minano l’integrità delle istituzioni accademiche. Questa tendenza è alimentata da preoccupazioni per l’aumento delle tasse scolastiche, il debito studentesco e la crescente corporatizzazione dell’istruzione superiore.
La situazione a Milano è ulteriormente complicata dallo status della città come importante destinazione turistica e hub del design globale. L’afflusso di turisti durante la Settimana del Design ha esacerbato il problema della scarsità di spazi, portando a una maggiore concorrenza per l’accesso alle strutture universitarie. Alcuni residenti e studenti sostengono che l’università stia dando priorità alle esigenze dei turisti rispetto a quelle della comunità locale, contribuendo alla gentrificazione e allo sfollamento.
Le proteste riflettono anche preoccupazioni più ampie sulla complicità delle aziende nei conflitti globali e sull’approvvigionamento etico. Le critiche degli studenti al presunto coinvolgimento di Amazon nel conflitto in Palestina evidenziano la crescente consapevolezza delle implicazioni etiche delle partnership aziendali e la richiesta di maggiore trasparenza e responsabilità. Questa dimensione della protesta aggiunge un ulteriore livello di complessità alla situazione, sollevando interrogativi sulla responsabilità dell’università di sostenere standard etici e di disinvestire da aziende coinvolte in violazioni dei diritti umani.
Conclusione (circa 220 parole)
L’occupazione del Chiostro Farmacia all’Università Statale di Milano è ancora in corso, senza una risoluzione immediata in vista. Le proteste hanno portato con successo l’attenzione sulla questione della commercializzazione universitaria e hanno acceso un dibattito sulle priorità delle istituzioni accademiche. Sebbene l’università abbia espresso la volontà di dialogare, gli studenti rimangono fermi nella loro richiesta di una valutazione completa dell’apertura del chiostro e di un impegno per un processo decisionale incentrato sullo studente.
L’esito delle proteste all’Università Statale di Milano potrebbe creare un precedente per movimenti simili in università di tutto il mondo, plasmando il futuro dell’istruzione superiore e il ruolo delle aziende nelle istituzioni accademiche. Resta da vedere se l’università risponderà alle richieste degli studenti e darà priorità alle loro esigenze, o se le proteste si intensificheranno e interromperanno ulteriormente la vita del campus. Questa situazione sottolinea la crescente tensione tra le pressioni finanziarie che devono affrontare le università e la richiesta di un’istruzione superiore accessibile, equa ed eticamente responsabile. Le azioni degli studenti servono a ricordare che le università non sono semplicemente imprese, ma istituzioni pubbliche con la responsabilità di servire le esigenze dei loro studenti e delle loro comunità.
