Meloni a Washington: sull’orlo della guerra commerciale con gli USA, ma una svolta è ancora possibile
Sottotitolo: Il Primo Ministro italiano cerca una riduzione delle tariffe con Trump mentre le tensioni si acuiscono e si avvicina la scadenza del 15 aprile per le contro-tariffe europee. Un accordo “zero per zero” è appeso a un filo.
Introduzione
Washington D.C. – Il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni è arrivata a Washington il 16 aprile per colloqui ad alta posta in gioco con il Presidente americano Donald Trump, mentre Europa e Stati Uniti barcollano sull’orlo di una vera e propria guerra commerciale. Con solo pochi giorni rimasti prima che entrino in vigore, il 15 aprile, le contro-tariffe dell’Unione Europea – per un totale di 26 miliardi di euro – che colpiscono prodotti americani iconici, la missione di Meloni è persuadere Trump a riconsiderare la sua posizione protezionistica ed esplorare un potenziale accordo tariffario “zero per zero” – un’eliminazione completa delle tariffe sui beni industriali – che potrebbe spianare la strada a una vasta area di libero scambio tra Europa e Stati Uniti. La situazione è carica di incertezza, complicata dalle politiche commerciali imprevedibili di Trump e dalle divisioni interne all’UE riguardo a possibili concessioni. Questo viaggio rappresenta un ultimo tentativo per scongiurare un dannoso conflitto commerciale e sbloccare una nuova era di cooperazione economica transatlantica, ma il percorso è stretto e costellato di ostacoli politici ed economici.
L’escalation delle tensioni commerciali
Le contro-tariffe pianificate dall’UE, in vigore dal 15 aprile, rappresentano una significativa escalation delle tensioni commerciali transatlantiche. L’elenco dei prodotti americani presi di mira assomiglia a un catalogo di icone americane: motociclette Harley-Davidson, blue jeans, whisky bourbon, formaggio americano e prodotti agricoli come arance e noci. Il valore totale di queste tariffe è stimato in 26 miliardi di euro, una somma sostanziale progettata per infliggere dolore economico e spingere gli Stati Uniti a revocare le tariffe su acciaio e alluminio, imposte nel 2018 ai sensi della Sezione 232 del Trade Expansion Act. L’UE sostiene che queste tariffe sono protezionistiche e violano le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), e la sua risposta si basa sul principio di reciprocità – occhio per occhio nell’arena commerciale.
Tuttavia, Trump ha ripetutamente respinto la proposta “zero per zero” dell’UE, definendola insufficiente e chiedendo all’Europa di aumentare significativamente gli acquisti di energia statunitense, in particolare gas naturale liquefatto (GNL). Questa richiesta è radicata nella politica “America First” di Trump, che dà priorità alla produzione e alla creazione di posti di lavoro nazionali, e nella sua convinzione che gli Stati Uniti siano stati trattati ingiustamente nei negoziati commerciali per decenni. Gli analisti suggeriscono che questa posizione sia anche motivata politicamente, facendo appello alla sua base negli stati industriali chiave.
La scadenza del 15 aprile è fondamentale. Se non si raggiunge un accordo, l’attuazione delle contro-tariffe dell’UE innescherà un ciclo di ritorsioni, probabilmente spingendo gli Stati Uniti a imporre ulteriori tariffe sui beni europei, intensificando la guerra commerciale e interrompendo i flussi commerciali transatlantici. L’UE ha anche attivato la sua legge anti-coercizione, uno strumento relativamente nuovo che consente di imporre contromisure contro i paesi che utilizzano pressioni economiche per raggiungere obiettivi politici. Sebbene l’UE speri di non doverla utilizzare, la legge prevede misure come la sospensione dei diritti di proprietà intellettuale e la revoca delle licenze, che potrebbero avere un impatto sulle società statunitensi operanti in Europa.
Il Ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck è stato un critico vocale dei modelli tariffari di Trump, avvertendo che si basano su un pensiero economico obsoleto e danneggeranno sia l’economia statunitense che quella europea. “Le tariffe sono una tassa su consumatori e imprese”, ha dichiarato Habeck di recente. “Interrompono le catene di approvvigionamento e soffocano l’innovazione”. Gli esperti prevedono che una prolungata guerra commerciale potrebbe sottrarre punti percentuali alla crescita economica globale e portare alla perdita di posti di lavoro su entrambi i lati dell’Atlantico.
Divisioni interne all’UE
Il fronte unito dell’UE sul commercio è sempre più teso a causa di divisioni interne, in particolare per quanto riguarda le possibili esenzioni dalle contro-tariffe. La questione più controversa è la proposta di esenzione per il whisky bourbon americano. Diversi Stati membri dell’UE, tra cui Irlanda e Spagna, temono che le tariffe sul bourbon provochino una forte reazione da parte degli Stati Uniti, incidendo sulle proprie esportazioni di liquori e altri prodotti agricoli. Sostengono che una limitata esenzione potrebbe disinnescare le tensioni e creare un ambiente negoziale più favorevole.
Tuttavia, la Germania si oppone fermamente a qualsiasi esenzione, avvertendo che indebolirebbe la posizione negoziale dell’UE e creerebbe un precedente pericoloso. I funzionari tedeschi temono che concedere concessioni agli Stati Uniti incoraggi ulteriori richieste e minacci la credibilità dell’UE. Insistono sul fatto che l’UE deve mantenere un fronte unito e dimostrare la sua determinazione a difendere i propri interessi economici.
L’Italia, sotto il Primo Ministro Meloni, sta cercando di colmare il divario tra questi punti di vista opposti. Il governo Meloni sta spingendo per il dialogo con gli Stati Uniti e un possibile rinvio dell’attuazione delle contro-tariffe, sperando di creare spazio per i negoziati. L’Italia crede che una soluzione diplomatica sia ancora possibile e che una guerra commerciale sarebbe disastrosa per entrambe le parti. La visita di Meloni a Washington è parte integrante di questa strategia, volta a persuadere Trump a impegnarsi in discussioni significative.
Anche la Francia ha espresso preoccupazioni per il potenziale impatto di una guerra commerciale su settori specifici, in particolare quelli agricolo e dei beni di lusso. I funzionari francesi esortano l’UE a essere preparata a tutti gli scenari e ad avere piani di emergenza per mitigare i danni.
Mantenere l’unità dell’UE si sta rivelando una sfida significativa. I diversi interessi economici degli Stati membri, uniti alle politiche commerciali imprevedibili di Trump, stanno creando tensioni e rendendo difficile la formulazione di una strategia comune. Il successo della missione di Meloni dipenderà dalla sua capacità di superare queste divisioni interne e di presentare un fronte unito agli Stati Uniti.
La missione di Meloni: un accordo “zero per zero”?
L’accordo tariffario “zero per zero” propone l’eliminazione completa delle tariffe sui beni industriali, comprese le automobili, tra l’UE e gli Stati Uniti. Questa ambiziosa proposta mira a creare una vasta area di libero scambio, stimolando la crescita economica, aumentando il commercio e creando posti di lavoro su entrambi i lati dell’Atlantico. I sostenitori sostengono che l’eliminazione delle tariffe ridurrebbe i costi per le imprese, aumenterebbe la concorrenza e avvantaggerebbe i consumatori. Semplificherebbe inoltre le catene di approvvigionamento e incoraggerebbe l’innovazione.
La strategia di Meloni per persuadere Trump ad accettare la proposta “zero per zero” è sfaccettata. Si prevede che sottolinei i benefici economici dell’accordo, evidenziando il potenziale aumento del commercio e della creazione di posti di lavoro. Sottolineerà inoltre l’importanza della cooperazione transatlantica nell’affrontare le sfide globali, come il cambiamento climatico e l’instabilità geopolitica. Fondamentalmente, Meloni probabilmente farà appello al desiderio di Trump di lasciare un’eredità positiva, sostenendo che un accordo commerciale di successo sarebbe un risultato storico.
Diversi fattori potrebbero indebolire la resistenza di Trump alla proposta “zero per zero”. La sua sensibilità alle critiche e il desiderio di non essere visto come il presidente che ha innescato una guerra commerciale potrebbero renderlo più ricettivo a un compromesso. Inoltre, la crescente pressione delle imprese e dei settori industriali statunitensi che sarebbero negativamente colpiti da una guerra commerciale potrebbe costringerlo a riconsiderare la sua posizione. Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX, ha recentemente espresso il suo sostegno alla completa libertà di commercio tra gli Stati Uniti e l’Europa, affermando che “le tariffe sono economicamente dannose e soffocano l’innovazione”. I commenti di Musk, data la sua influenza e i suoi interessi commerciali, potrebbero rafforzare l’argomento a favore di un accordo “zero per zero”.
La diplomazia personale giocherà un ruolo cruciale in questa situazione. Meloni è nota per il suo approccio diretto e pragmatico, e probabilmente cercherà di costruire un rapporto con Trump e di fare appello ai suoi interessi personali. Potrebbe anche cercare di sfruttare le relazioni esistenti tra funzionari italiani e statunitensi per facilitare i negoziati.
I possibili compromessi potrebbero includere una riduzione graduale delle tariffe, esenzioni per prodotti specifici o un impegno ad affrontare le barriere non tariffarie al commercio, come le differenze normative e gli ostacoli burocratici. Il settore automobilistico è un’area chiave di contesa, con sia l’UE che gli Stati Uniti che cercano di proteggere le proprie industrie nazionali. Un compromesso potrebbe prevedere una graduale riduzione delle tariffe sulle auto nel corso di diversi anni, unita a impegni per armonizzare gli standard di sicurezza e ambientali.
Il futuro del commercio transatlantico
Al di là delle tariffe, una serie di altre questioni influenzano il commercio transatlantico, tra cui le barriere non tariffarie, le differenze normative e la necessità di una maggiore cooperazione su questioni come la privacy dei dati, la sicurezza informatica e i diritti di proprietà intellettuale. L’armonizzazione delle normative e la semplificazione delle procedure doganali ridurrebbero significativamente i costi per le imprese e faciliterebbero il commercio. Affrontare le preoccupazioni sulla privacy dei dati e garantire il libero flusso di dati attraverso l’Atlantico è anche fondamentale nell’era digitale.
Il contesto geopolitico della disputa commerciale è anche importante. L’ascesa della Cina e la guerra in Ucraina hanno sottolineato la necessità che l’UE e gli Stati Uniti presentino un fronte unito e difendano i propri interessi economici. Un forte partenariato transatlantico è essenziale per mantenere la stabilità globale e promuovere il libero e corretto commercio.
Sebbene un accordo “zero per zero” sarebbe un passo avanti significativo, un nuovo accordo commerciale completo tra l’UE e gli Stati Uniti potrebbe sbloccare benefici economici ancora maggiori. Tale accordo potrebbe affrontare una vasta gamma di questioni, tra cui i servizi, gli investimenti e i diritti di proprietà intellettuale, e creare un campo di gioco equo per le imprese su entrambi i lati dell’Atlantico.
Tuttavia, i rischi del protezionismo sono reali. Una guerra commerciale globale potrebbe interrompere le catene di approvvigionamento, soffocare l’innovazione e portare alla perdita di posti di lavoro. È essenziale che l’UE e gli Stati Uniti resistano alla tentazione di ricorrere a misure protezionistiche e lavorino invece insieme per promuovere il libero e corretto commercio.
Le poste in gioco sono alte. Un esito positivo dei negoziati potrebbe sbloccare una nuova era di cooperazione economica transatlantica, mentre un fallimento potrebbe portare a una dannosa guerra commerciale e minare l’economia globale. Il futuro del commercio transatlantico è appeso a un filo.
Conclusione
Mentre Giorgia Meloni arriva a Washington, il futuro del commercio transatlantico è pericolosamente appeso a un filo. Le prossime 48 ore saranno fondamentali per determinare se l’Europa e gli Stati Uniti possono scongiurare una dannosa guerra commerciale e forgiare una nuova era di cooperazione economica. Sebbene il percorso verso un accordo “zero per zero” sia costellato di sfide, i potenziali benefici – aumento del commercio, crescita economica e un’alleanza transatlantica più forte – sono troppo significativi per essere ignorati. Il mondo guarda, sperando che la diplomazia e la ragione prevalgano.
