L’Italia di fronte a una crisi silenziosa: quasi un milione di insegnanti donne a rischio burnout e disuguaglianze

Una crescente ondata di preoccupazione sta attraversando l’Italia, mentre quasi un milione di insegnanti donne si trovano ad affrontare condizioni di lavoro precarie, prospettive di carriera limitate e un rischio crescente di burnout. L’associazione Anief lancia l’allarme, sollecitando maggiori risorse e il riconoscimento del ruolo fondamentale che le donne svolgono nel sistema educativo nazionale.

Roma, Italia – 11 aprile 2025 – Il sistema educativo italiano, fondamento del futuro del Paese, sta affrontando una crisi silenziosa. Mentre l’Italia celebra la dedizione dei suoi insegnanti, una parte significativa – circa il 70% della forza lavoro – è costituita da donne che si trovano ad affrontare condizioni di lavoro sempre più difficili e insostenibili. Queste condizioni, secondo l’associazione italiana degli insegnanti Anief, stanno alimentando un’ondata di disillusione, burnout e, in ultima analisi, minacciando la qualità dell’istruzione stessa. Questo articolo approfondisce le problematiche sistemiche, fornendo un contesto statistico, analisi di esperti ed esempi illustrativi per delineare un quadro completo delle sfide affrontate dalle insegnanti italiane.

Un sistema sotto pressione: l’aumento della precarietà e una panoramica statistica

Da decenni, il sistema educativo italiano è alle prese con tagli al budget e un passaggio alla priorità dei finanziamenti per la ricerca rispetto al sostegno agli insegnanti. Ciò ha portato a un drammatico aumento del numero di posizioni temporanee e supplenti – note come supplenti e personale ATA – lasciando la stragrande maggioranza delle insegnanti in uno stato di perenne insicurezza lavorativa. Secondo i dati più recenti del Ministero dell’Istruzione, oltre il 40% degli insegnanti è assunto con contratti a termine, una percentuale in costante aumento nell’ultimo decennio. Mentre circa il 35% delle posizioni a tempo indeterminato è occupato da uomini, le donne costituiscono oltre il 75% di coloro che sono assunti con contratti temporanei.

“Stiamo assistendo a una femminilizzazione della precarietà”, spiega Marcello Pacifico, Presidente di Anief. “Le donne entrano nella professione con le stesse qualifiche degli uomini, ma hanno molte più probabilità di rimanere bloccate in contratti a termine con benefici limitati e poche opportunità di avanzamento di carriera.”

Questa precarietà non è solo una questione di sicurezza del lavoro. Si traduce in salari più bassi – in media del 20-30% inferiori rispetto ai colleghi a tempo indeterminato – mancanza di accesso a opportunità di sviluppo professionale e la costante preoccupazione di non avere un lavoro l’anno successivo. Molte insegnanti sono costrette a svolgere più lavori per sbarcare il lunario, aggravando ulteriormente il loro carico di lavoro e incidendo sulla loro capacità di fornire un’istruzione di qualità. Un recente sondaggio del sindacato UIL-Scuola ha rivelato che quasi il 25% delle insegnanti svolge un secondo lavoro.

Il divario di disuguaglianza di genere: barriere all’avanzamento e deficit di leadership

Nonostante rappresentino la maggioranza della forza lavoro docente, le donne sono ancora significativamente sottorappresentate nelle posizioni di leadership scolastica – dirigenti scolastici, vice-dirigenti e responsabili di dipartimento. La ricerca di ResearchGate evidenzia le barriere sistemiche che impediscono alle insegnanti di scalare la gerarchia professionale. Queste barriere includono le aspettative sociali relative alla cura dei figli e alle responsabilità familiari, i pregiudizi inconsci all’interno del sistema scolastico e la mancanza di opportunità di tutoraggio.

“C’è un chiaro soffitto di cristallo”, afferma la Dott.ssa Elena Rossi, sociologa specializzata in studi di genere presso l’Università di Roma. “Le donne sono spesso viste come più premurose e più adatte all’insegnamento in classe, mentre i ruoli di leadership sono ancora percepiti come un ‘dominio maschile’. Questa percezione, unita alla mancanza di sostegno per le madri che lavorano, crea un notevole svantaggio per le insegnanti.”

La mancanza di rappresentanza femminile nelle posizioni di leadership perpetua anche un ciclo di disuguaglianza. Senza modelli di ruolo e mentori femminili, diventa ancora più difficile per le aspiranti insegnanti immaginarsi in ruoli di leadership e superare le barriere sistemiche che si frappongono. Le statistiche mostrano che le donne occupano solo il 28% delle posizioni di dirigente scolastico nelle scuole italiane, una percentuale che è rimasta stagnante per oltre un decennio.

Burnout e il pedaggio emotivo: una crisi crescente

La combinazione di insicurezza del lavoro, bassi salari e prospettive di carriera limitate sta avendo un pesante pedaggio emotivo sulle insegnanti. Un recente studio pubblicato su Frontiers in Education ha rilevato che le insegnanti italiane segnalano livelli significativamente più alti di stress e burnout rispetto ai colleghi maschi – un tasso del 40% più alto di sintomi di burnout segnalati.

“Stiamo assistendo a una crisi di morale”, afferma Maria Grazia De Angelis, insegnante di scuola primaria a Napoli. “Molte di noi lavorano per lunghe ore, destreggiandosi tra più lavori e preoccupandosi costantemente per il futuro. È estenuante e sta avendo un impatto sulla nostra salute mentale e fisica.”

Il pedaggio emotivo del lavoro è ulteriormente aggravato dalle crescenti richieste poste agli insegnanti per affrontare i bisogni socio-emotivi dei loro studenti – in particolare nelle scuole con poche risorse. Con risorse e supporto limitati, gli insegnanti sono spesso lasciati a sopportare il peso di affrontare questioni complesse come la povertà, i traumi e le sfide alla salute mentale. Questo è particolarmente acuto nel Sud Italia, dove le scuole spesso mancano di finanziamenti e personale di supporto adeguati.

Caso di studio: la storia di Anna

Anna Rossi, 42 anni, insegnante di scuola primaria a Palermo, in Sicilia, esemplifica le sfide affrontate da molte insegnanti. Da 15 anni lavora principalmente con contratti a termine, spostandosi da una scuola all’altra ogni anno. Nonostante la sua esperienza e le sue qualifiche, non è riuscita a ottenere un posto a tempo indeterminato. Destreggia l’insegnamento con un lavoro part-time come tutor per sbarcare il lunario e fatica a conciliare il lavoro con l’allevamento di due figli piccoli. “È estenuante”, ammette. “Amo il mio lavoro, ma spesso mi sento come se stessi correndo a secco. Mi preoccupo per il mio futuro e se sarò mai in grado di offrire una vita stabile ai miei figli.”

Appelli al cambiamento: gli sforzi di advocacy di Anief e le raccomandazioni politiche

Anief è in prima linea nella lotta per il cambiamento, sostenendo maggiori finanziamenti per l’istruzione, migliori condizioni di lavoro per tutti gli insegnanti e politiche per promuovere la parità di genere all’interno del sistema scolastico. L’associazione chiede:

  • Aumento degli investimenti nell’istruzione: per fornire risorse adeguate alle scuole e garantire salari equi per tutti gli insegnanti. In particolare, Anief chiede un aumento del 10% dei finanziamenti per l’istruzione nei prossimi tre anni.
  • Conversione dei contratti a termine in posizioni a tempo indeterminato: per fornire sicurezza del lavoro e stabilità agli insegnanti. Anief propone un piano nazionale per convertire almeno il 50% dei contratti a termine in posizioni a tempo indeterminato entro cinque anni.
  • Implementazione di politiche per promuovere la parità di genere: inclusi programmi di tutoraggio, formazione sulla leadership e servizi di assistenza all’infanzia a prezzi accessibili. Anief chiede l’istituzione di un programma nazionale di tutoraggio per le insegnanti e l’ampliamento dei servizi di assistenza all’infanzia a prezzi accessibili.
  • Riconoscimento del ruolo fondamentale che le donne svolgono nel sistema educativo: attraverso una maggiore rappresentanza nelle posizioni di leadership e un impegno per la creazione di un ambiente di lavoro più equo e inclusivo. Anief chiede quote per garantire la rappresentanza femminile nelle posizioni di leadership scolastica.

Il futuro dell’istruzione italiana: un appello all’azione

La situazione delle insegnanti italiane è una questione complessa con cause sistemiche profonde. Affrontare queste sfide richiede un approccio poliedrico che includa maggiori finanziamenti, migliori condizioni di lavoro e un impegno per la parità di genere. Senza cambiamenti significativi, la tendenza alla precarietà è destinata a continuare, aggravando ulteriormente le sfide affrontate dalle insegnanti e minando la qualità dell’istruzione in Italia. Il futuro dell’istruzione italiana dipende dal riconoscimento e dall’affrontare la crisi silenziosa che colpisce quasi un milione di insegnanti. Richiede uno sforzo collettivo da parte di politici, educatori e pubblico per dare la priorità all’istruzione e garantire che tutti gli educatori, in particolare le donne, abbiano le risorse e il supporto di cui hanno bisogno per prosperare.