Sardegna dice addio a ‘Gratzianeddu’: funerali per il famigerato bandito Graziano Mesina

I funerali a Orgosolo hanno segnato la fine di un’era, mentre la regione piange una figura controversa che ha sfumato i confini tra fuorilegge ed eroe popolare.

Orgosolo, Sardegna – Graziano Mesina, il famigerato bandito sardo affettuosamente conosciuto come “Gratzianeddu”, è stato sepolto oggi, 15 aprile 2025, nella sua città natale, a pochi giorni dalla morte avvenuta il 12 aprile, subito dopo il rilascio dal carcere a causa di una malattia terminale. I funerali, celebrati nella parrocchia di San Pietro Apostolo, hanno visto la partecipazione di un pubblico eterogeneo composto da familiari, rappresentanti legali e membri della comunità, riflettendo l’eredità complessa e spesso contraddittoria dell’uomo che ha trascorso decenni a eludere le autorità e ad affascinare l’opinione pubblica sarda. La vita di Mesina, segnata da audaci evasioni, sequestri di persona e un rapporto complicato con le comunità in cui operava, è giunta al termine, segnalando il declino di un’era tradizionale della banditismo sardo. La cerimonia funebre è stata un ultimo, toccante addio a una figura che incarnava sia il crimine che una certa forma di resistenza.

Una vita di crimine e fuga

Nato il 4 aprile 1942 a Orgosolo, Graziano Mesina proveniva da una numerosa famiglia di pastori, un contesto che ha plasmato la sua prima infanzia e che alla fine lo ha condotto sulla strada della criminalità. Si è rapidamente guadagnato la notorietà per il suo coinvolgimento in numerosi crimini, diventando una figura di spicco nel banditismo sardo del dopoguerra. La leggenda di Mesina non si è costruita solo sui suoi crimini, ma anche sulla sua straordinaria capacità di sfuggire alla cattura. Nel corso della sua vita, ha subito 22 arresti, ma è riuscito a evadere dalla prigione ben 10 volte. Questo gli è valso il soprannome di “Gratzianeddu” – piccolo Graziano – e ha cementato il suo status di eroe popolare agli occhi di alcuni. I suoi crimini spesso riguardavano sequestri di persona per riscatto, una pratica comune in Sardegna in quel periodo, e divenne noto per la sua astuzia e capacità di ingannare le forze dell’ordine. I dettagli delle sue evasioni divennero spesso leggende locali, accrescendo il suo mistero.

Criminale o eroe popolare? I confini sfumati del banditismo sardo

La vita di Graziano Mesina è stata definita dalla contraddizione. Pur essendo responsabile di gravi crimini, ha anche ottenuto un certo grado di rispetto e persino ammirazione all’interno di alcune comunità sarde. Questa dinamica complessa deriva da una lunga storia di banditismo nella regione, spesso visto come una forma di resistenza contro le ingiustizie percepite e un simbolo di indipendenza. Mesina, in particolare, ha beneficiato di questa percezione, coltivando un’immagine di uomo che operava al di fuori della legge ma che proteggeva anche gli interessi dei marginalizzati. Il suo coinvolgimento nel sequestro di Farouk Kassam nel 1992 ha ulteriormente complicato la sua eredità. Pur agendo come mediatore durante la crisi, la portata del suo coinvolgimento rimane dibattuta, aggiungendo un ulteriore livello di ambiguità al suo personaggio.

Dalla prigione alla grazia e di nuovo indietro

La vita di Mesina non è stata un ciclo continuo di crimine e prigionia. Nel 2004, ha ricevuto la grazia dopo aver scontato una lunga pena, permettendogli di assaporare brevemente una vita normale. Ha cercato di reintegrarsi nella società, lavorando come guida turistica e persino aprendo un’agenzia di viaggi, mostrando un lato diverso della sua personalità. Tuttavia, il suo passato alla fine lo ha raggiunto. Nel 2013, è stato arrestato di nuovo e condannato a 30 anni di prigione, tornando alla vita che pensava di essersi lasciato alle spalle. Questa ultima detenzione ha sottolineato il potere duraturo del suo passato e le sfide affrontate da coloro che cercano di sfuggire a una vita di crimine.

Un ultimo addio e la fine di un’era

I funerali a Orgosolo hanno rappresentato un toccante addio a una figura controversa che ha lasciato un segno indelebile sulla Sardegna. Una maglia e una sciarpa del Cagliari Football Club sono state poste sulla sua bara, un tributo alla sua passione di lunga data per la squadra e una testimonianza del suo duraturo legame con la regione. Con la morte di Mesina, un’era del banditismo sardo tradizionale sta volgendo al termine. La sua vita, piena di crimine, fuga e un rapporto complicato con le comunità in cui ha vissuto, continuerà a essere dibattuta e ricordata per anni a venire. Lascia dietro di sé un’eredità tanto complessa quanto l’uomo stesso.