Echi di una Peste Dimenticata: Una Virologa Collega “L’Ultimo Uomo” di Mary Shelley alla Pandemia di COVID-19

Un Avvertimento Letterario Risuona nei Tempi Moderni

La virologa italiana Ilaria Capua, rinomata per i suoi studi sull’influenza aviaria e per la sua posizione proattiva sulla preparazione alle pandemie, traccia un parallelo sorprendente tra la pandemia di COVID-19 e il romanzo in gran parte dimenticato di Mary Shelley, “L’Ultimo Uomo”. Questa connessione costituisce il fulcro di un nuovo documentario in onda su Rai5 il 14 aprile, offrendo una prospettiva unica per esaminare gli impatti sociali e psicologici delle pestilenze – sia fittizie che reali.

Il documentario, meticolosamente documentato e presentato con attenzione, non è semplicemente un’analisi letteraria. È un’esplorazione avvincente di come Shelley, scrivendo all’indomani delle guerre napoleoniche e in un clima di ansia per il collasso sociale, abbia prefigurato molte delle esperienze vissute dall’umanità durante la recente crisi del COVID-19. Capua sostiene che la duratura rilevanza del romanzo risiede nella sua lungimirante rappresentazione della vulnerabilità, dell’isolamento e del complesso rapporto tra l’umanità e il mondo naturale.

“L’Ultimo Uomo”: Un Romanzo in Anticipo sui Tempi

Pubblicato quasi due secoli prima della pandemia di COVID-19, “L’Ultimo Uomo” dipinge un quadro distopico di un futuro devastato da una misteriosa pestilenza. Il romanzo segue Adrian, l’ultimo uomo sulla Terra, mentre assiste alla disintegrazione della società e alla perdita di tutto ciò che gli è caro. La narrazione di Shelley non si concentra sui dettagli scientifici della malattia, ma piuttosto sul suo profondo impatto sul comportamento umano, sulle strutture sociali e sulla ricerca di significato di fronte all’annientamento.

“Shelley comprese che una pestilenza non è solo un evento medico; è un terremoto sociale”, spiega Capua nel documentario. “Espone le nostre vulnerabilità, amplifica le disuguaglianze esistenti e ci costringe a confrontarci con la nostra mortalità”. Il documentario evidenzia come la rappresentazione del collasso sociale, della diffusione della disinformazione e dell’erosione della fiducia nelle autorità rispecchi in modo inquietante le sfide affrontate durante la pandemia di COVID-19.

Paralleli tra Finzione e Realtà

Il documentario traccia paralleli convincenti tra la pestilenza fittizia di Shelley e il virus COVID-19. Entrambi si sono diffusi rapidamente in tutto il continente, sconvolgendo le economie, sopraffacendo i sistemi sanitari e costringendo le popolazioni all’isolamento. I personaggi di Shelley lottano con le stesse ansie, paure e incertezze che molti hanno vissuto durante i lockdown e le misure di distanziamento sociale.

“Uno dei paralleli più sorprendenti è il senso di isolamento”, sottolinea Capua. “I personaggi di Shelley sono tagliati fuori l’uno dall’altro, incapaci di offrire conforto o sostegno. Questo ha risuonato profondamente con le esperienze di milioni di persone durante la pandemia, che sono state costrette a distanziarsi fisicamente dai propri cari”.

Il documentario esplora anche i temi della disinformazione e dell’erosione della fiducia nelle autorità presenti nel romanzo. I personaggi di Shelley sono bombardati da informazioni contrastanti, rendendo difficile discernere la verità dalla falsità. Questo rispecchia l’“infodemia” che ha accompagnato la pandemia di COVID-19, in cui teorie del complotto e affermazioni false si sono diffuse rapidamente online, minando gli sforzi di salute pubblica.

La Prospettiva di una Virologa su un Capolavoro Letterario

Il coinvolgimento di Capua nel documentario porta una prospettiva scientifica unica all’analisi dell’opera di Shelley. In qualità di esperta leader in virologia, è in grado di contestualizzare i temi del romanzo all’interno della più ampia storia delle pandemie e delle malattie infettive. Sottolinea che, sebbene gli agenti patogeni specifici possano differire, le risposte umane di fondo alla peste rimangono notevolmente coerenti.

“Nel corso della storia, le pestilenze sono state catalizzatrici di cambiamenti sociali, costringendoci a rivalutare le nostre priorità e a confrontarci con le nostre vulnerabilità”, spiega Capua. “Shelley lo comprese e usò il suo romanzo per esplorare i profondi impatti psicologici e sociali di una pandemia globale”.

Lezioni per il Futuro

Il documentario non è semplicemente un’analisi retrospettiva del passato. È anche un invito all’azione, che esorta gli spettatori a imparare dalle lezioni sia del romanzo di Shelley che della pandemia di COVID-19. Capua sostiene che, comprendendo i modelli storici e sociali della peste, possiamo prepararci meglio per future epidemie e mitigarne l’impatto.

“Dobbiamo investire nella preparazione alle pandemie, rafforzare i nostri sistemi sanitari e promuovere l’alfabetizzazione scientifica”, sottolinea Capua. “Ma forse, cosa ancora più importante, dobbiamo coltivare un senso di empatia, solidarietà e responsabilità collettiva”.

Il documentario si conclude con un potente messaggio di speranza, suggerendo che anche di fronte a difficoltà inimmaginabili, l’umanità ha la capacità di superare le sfide e costruire un futuro più resiliente. Attingendo alla saggezza del passato e abbracciando le lezioni sia della letteratura che della scienza, possiamo affrontare le incertezze del presente e creare un domani migliore. Il programma promette di essere un’esplorazione stimolante e tempestiva di un capolavoro letterario e della sua duratura rilevanza per le sfide che l’umanità affronta oggi.