Disastro di Ustica: Nuove Prove Indicano una Collisione con un Jet della Marina USA, Mettendo in Discussione la Narrazione Decennale
Un’inchiesta di L’Espresso sfida la versione ufficiale del disastro aereo del 1980, rivelando possibili prove di un impatto e sollevando interrogativi su un possibile insabbiamento.
Per oltre quattro decenni, il disastro aereo di Ustica – la tragica caduta del volo Itavia 870, che causò la morte di tutti gli 81 passeggeri e membri dell’equipaggio – è stato attribuito a un cedimento strutturale o a una possibile esplosione a bordo. Tuttavia, un’inchiesta approfondita condotta dalla rivista L’Espresso, corroborata da segnalazioni de La Sicilia, Blog Sicilia e Zazoom.it, sta mettendo in discussione questa convinzione radicata. L’inchiesta si concentra su prove fisiche recentemente riesaminate – in particolare, rottami recuperati che mostrano segni di impatto – e denuncia un possibile tentativo deliberato di occultare la verità sul disastro. Queste nuove evidenze suggeriscono con forza che il DC-9 sia stato colpito da un jet da combattimento della Marina statunitense durante un periodo di intensa attività militare nel Mediterraneo, sollevando profonde questioni di responsabilità e un potenziale insabbiamento. Questo articolo approfondisce i risultati dell’inchiesta, le prove a sostegno e le implicazioni per le famiglie delle vittime, che da tempo cercano una spiegazione definitiva della tragedia. Esplora inoltre il contesto geopolitico dell’epoca e le sfide affrontate nello scoprire la verità.
Il Disastro e la Versione Ufficiale
Il 27 giugno 1980, il volo Itavia 870, un McDonnell Douglas DC-9, partì da Bologna, in Italia, diretto a Palermo, in Sicilia. Poco dopo il decollo, l’aereo scomparve dagli schermi radar e precipitò nel Mar Tirreno. L’inchiesta ufficiale, costellata di incongruenze e controversie, concluse che l’incidente era probabilmente causato da un cedimento strutturale, forse aggravato da una bomba. Tuttavia, questa spiegazione non ha mai pienamente soddisfatto le famiglie delle vittime, che hanno indicato le circostanze insolite che circondano il disastro, tra cui segnalazioni di attività militare nella zona e dati radar contrastanti. Da anni, si battono per un’indagine più approfondita, convinti che la verità fosse deliberatamente nascosta. I risultati iniziali sono stati ampiamente criticati per aver trascurato prove cruciali e non aver adeguatamente considerato la possibilità di fattori esterni che hanno contribuito all’incidente. Tra le principali critiche figurano la mancanza di un’analisi approfondita delle registrazioni radar e il rifiuto prematuro di testimonianze riguardanti attività aeree insolite.
L’Inchiesta di L’Espresso: Nuove Prove Emergenti
La recente inchiesta condotta dalla rivista L’Espresso, guidata dal giornalista Fabrizio Gatti, si è concentrata sul riesame di prove fisiche recuperate dai rottami. In particolare, l’inchiesta evidenzia una sezione deformata dell’ala del DC-9, che presenta caratteristiche coerenti con un impatto ad alta velocità. L’analisi di questo rottame, condotta dall’ingegnere forense Marco Centenaro, ha rivelato tracce di vernice blu che gli investigatori ritengono corrispondano alla vernice utilizzata sui jet da combattimento della Marina statunitense operanti nel Mediterraneo all’epoca – in particolare, una tonalità nota come “Navy Blue Gloss”. Inoltre, l’inchiesta ha scoperto tracce di un tipo specifico di carburante per jet – JP-5 – comunemente utilizzato dagli aerei della Marina statunitense, ma non da Itavia o da altre compagnie aeree civili operanti in Italia all’epoca. Il team della rivista ha documentato meticolosamente queste scoperte, presentando prove fotografiche e analisi di esperti a sostegno delle proprie affermazioni. L’inchiesta ha anche riesaminato registri militari e dati radar precedentemente trascurati, suggerendo un elevato livello di attività della Marina statunitense nella zona il giorno del disastro. È importante sottolineare che l’inchiesta ha dettagliato la catena di custodia dei rottami, affrontando potenziali preoccupazioni riguardo alla contaminazione o alla manipolazione delle prove. L’analisi di Centenaro ha comportato un esame microscopico dei frammenti di vernice e la gascromatografia-spettrometria di massa per identificare la composizione del carburante.
Contesto Militare e Possibili Scenari
Il disastro di Ustica si è verificato in un periodo di intensa tensione geopolitica e intensa attività militare nel Mediterraneo. Gli Stati Uniti e la NATO stavano conducendo esercitazioni navali, “Sea Breeze 80”, nella regione, e c’erano segnalazioni di maggiore sorveglianza a causa delle preoccupazioni per le attività militari libiche e il conflitto in corso in Ciad. L’inchiesta di L’Espresso suggerisce che un jet da combattimento della Marina statunitense potrebbe essere stato coinvolto in un’esercitazione di addestramento o attivamente impegnato a inseguire un aereo MiG libico quando si è verificato l’impatto. Uno scenario plausibile ipotizza che il DC-9 sia stato inavvertitamente coinvolto nel fuoco incrociato durante un inseguimento, mentre un altro suggerisce un errore di identificazione durante un’esercitazione di addestramento. L’inchiesta riconosce la possibilità di una collisione accidentale, sottolineando che gli aerei della Marina statunitense operavano in un ambiente complesso e potenzialmente pericoloso. Ad oggi, la Marina statunitense non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche in merito a queste accuse.
Sostegno delle Famiglie e Precedenti Giudiziari
L’associazione che rappresenta le famiglie delle vittime, “Associazione Vittime Volo Itavia 870”, ha fortemente sostenuto i risultati dell’inchiesta di L’Espresso. Ritengono che le nuove prove confermino finalmente i loro sospetti di lunga data che l’incidente non sia stato causato da un cedimento strutturale, ma da fattori esterni. È importante sottolineare che una precedente sentenza giudiziaria del 2014, emessa dal giudice Vincenzo Falcone, ha riconosciuto che l’incidente si è verificato in un contesto di “guerra aerea”, suggerendo che l’attività militare abbia avuto un ruolo nel disastro. Questa sentenza, pur non attribuendo esplicitamente la colpa, ha fornito un importante precedente legale per ulteriori indagini sulla possibilità di una causa militare. La lotta decennale delle famiglie per la verità e la giustizia merita maggiore enfasi, evidenziando il loro costante impegno nello scoprire i fatti.
Accuse di Insabbiamento e Prove Soppresse
L’inchiesta di L’Espresso denuncia un deliberato tentativo di occultare la verità sul disastro di Ustica. Gli investigatori affermano che prove cruciali sono state soppresse, testimoni intimiditi e le indagini ostacolate dalla mancanza di cooperazione da parte delle autorità militari. Indicano incongruenze nei rapporti ufficiali e la scomparsa inspiegabile di documenti chiave, tra cui le registrazioni radar della base NATO di Sigonella, come prova di un insabbiamento. La rivista afferma che le autorità erano più preoccupate di proteggere gli interessi militari che di scoprire la verità sulla tragedia. L’inchiesta evidenzia le difficoltà affrontate dagli investigatori nell’accedere ai documenti militari e nell’intervistare il personale pertinente, suggerendo uno sforzo concertato per ostacolare la ricerca della giustizia. Ad esempio, la testimonianza del controllore del traffico aereo Giuseppe De Luca riguardo ad attività aeree insolite sarebbe stata sminuita durante le indagini iniziali. Inoltre, l’inchiesta coinvolge individui all’interno delle forze aeree italiana e statunitense, accusando un coordinamento per sopprimere le informazioni.
Conclusioni
L’inchiesta di L’Espresso ha riaperto un doloroso capitolo della storia italiana, mettendo in discussione la narrazione decennale che circonda il disastro aereo di Ustica del 1980. Sebbene la verità completa rimanga elusiva, le nuove prove suggeriscono con forza che la tragedia non sia stata il risultato di un cedimento strutturale, ma di una tragica collisione con un jet da combattimento statunitense. L’inchiesta serve come un potente promemoria dell’importanza della trasparenza, della responsabilità e della ricerca incessante della giustizia per le vittime e le loro famiglie. Si spera che questo rinnovato esame porti finalmente sollievo a coloro che hanno sofferto per decenni e ripristini la reputazione di Itavia. È necessaria una nuova indagine indipendente, possibilmente guidata da un panel internazionale, per esaminare appieno le prove e determinare la verità sul disastro di Ustica.
