La Corte Suprema Ribalta gli Arresti nel Caso dell’Omicidio del Sindaco di Pollica del 2010, Ordina una Nuova Revisione
La decisione getta nuova incertezza sulla lunga indagine sulla morte di Angelo Vassallo, evidenziando le complessità della collusione tra mafia e forze dell’ordine.
Pollica, Italia – 11 aprile 2025 – La Corte Suprema italiana oggi ha ribaltato i mandati di arresto per quattro individui precedentemente implicati nell’omicidio di Angelo Vassallo, l’amato sindaco di Pollica, Italia, avvenuto nel 2010. La decisione rimanda il caso alla corte di Salerno per una nuova revisione, iniettando rinnovata incertezza in un’indagine complessa che si protrae da oltre 14 anni. I mandati di arresto ribaltati riguardano Fabio Cagnazzo, un colonnello dei Carabinieri; Lazzaro Cioffi, un ex brigadiere dei Carabinieri; Romolo Ridosso, un informatore della mafia; e Giuseppe Cipriano, un imprenditore. Questo sviluppo solleva interrogativi cruciali sulle prove presentate e sul potenziale di una corruzione più profonda all’interno delle forze dell’ordine e delle reti criminali organizzate.
I. Un Comune in Lutto: Ricordando Angelo Vassallo
Angelo Vassallo non era semplicemente un sindaco; era un simbolo di integrità e dedizione alla sua comunità. Affettuosamente conosciuto come il “sindaco pescatore”, Vassallo ha servito Pollica per tre mandati (1995-1999, 1999-2004 e 2005-2010). Era un appassionato sostenitore della protezione ambientale, della vita sostenibile e della preservazione del patrimonio culturale di Pollica. I suoi instancabili sforzi culminarono nel riconoscimento UNESCO della dieta mediterranea poche settimane prima della sua tragica morte il 5 settembre 2010 – una vittoria agrodolce che sottolineò il suo impegno per la regione. L’omicidio di Vassallo ha scosso Pollica e oltre, lasciando una comunità in lutto e in cerca di giustizia.
II. Gli Arresti e le Accuse: Una Svolta a Novembre 2024
Dopo anni di indagini, le autorità italiane hanno annunciato l’arresto di quattro individui a novembre 2024, segnando ciò che sembrava essere una svolta significativa nel caso. Fabio Cagnazzo, allora colonnello dei Carabinieri, e Lazzaro Cioffi, un ex brigadiere dei Carabinieri, sono stati accusati di aver istigato l’omicidio e successivamente di aver tentato di ostacolare le indagini. Gli investigatori hanno affermato che Cagnazzo, che all’epoca comandava la compagnia dei Carabinieri di Castello di Cisterna, ha svolto un ruolo chiave nel deviare le indagini iniziali. Sia Cagnazzo che Cioffi avevano precedentemente prestato servizio insieme nell’unità operativa di Castello di Cisterna, sollevando preoccupazioni su un possibile sforzo coordinato per insabbiare la verità.
Romolo Ridosso, un informatore della mafia e figlio di un boss del clan Scafati Loreto-Ridosso, e Giuseppe Cipriano, un imprenditore, sono stati arrestati anche loro in relazione all’omicidio. Gli arresti suggerivano una complessa rete di connessioni tra criminalità organizzata, funzionari delle forze dell’ordine corrotti e la tragica morte di un servitore pubblico dedicato.
III. Il Presunto Movente: Scoprendo un’Operazione di Traffico di Droga
Le indagini hanno rivelato che Vassallo aveva scoperto un’operazione di traffico di droga che coinvolgeva sia la Camorra che membri dei Carabinieri. Secondo le autorità, il sindaco aveva confidato le sue scoperte ad Alfredo Greco, l’ex procuratore capo di Vallo della Lucania, ma non aveva ancora presentato una denuncia formale prima del suo omicidio. Ciò suggerisce che Vassallo stava raccogliendo prove e si stava preparando a denunciare le attività illecite quando è stato messo a tacere.
Il presunto movente indica un deliberato tentativo di proteggere un’impresa criminale e impedire a Vassallo di portare i colpevoli davanti alla giustizia. Il coinvolgimento di funzionari delle forze dell’ordine nell’operazione complica ulteriormente il caso e solleva seri interrogativi sull’integrità del sistema giudiziario.
IV. La Decisione della Corte Suprema: Lacune nelle Prove e il Rinvio a Salerno
La decisione odierna della Corte Suprema di ribaltare i mandati di arresto si basa su presunte lacune nelle prove presentate dagli inquirenti. Sebbene la Corte abbia riconosciuto la gravità delle accuse e il potenziale di una cospirazione, ha stabilito che le prove erano insufficienti per sostenere i mandati di arresto. I dettagli specifici delle carenze nelle prove non sono stati resi pubblici, ma fonti indicano che la Corte ha messo in discussione l’attendibilità delle testimonianze chiave e la forza delle prove circostanziali che collegavano gli accusati all’omicidio.
La decisione rimanda il caso alla corte di Salerno per una nuova revisione, richiedendo agli inquirenti di affrontare le preoccupazioni sollevate dalla Corte Suprema e di raccogliere ulteriori prove a sostegno del loro caso. Questo sviluppo rappresenta un battuta d’arresto per le indagini e solleva dubbi sulla possibilità di una rapida risoluzione.
V. Implicazioni e Prospettive Future: Una Lunga Strada Verso la Giustizia
Il ribaltamento dei mandati di arresto ha implicazioni significative per il caso dell’omicidio di Angelo Vassallo. Sottolinea le sfide nell’indagine su crimini complessi che coinvolgono la criminalità organizzata e la potenziale corruzione all’interno delle forze dell’ordine. La decisione evidenzia inoltre l’importanza di aderire a rigorosi standard probatori e di garantire il rispetto del giusto processo.
Il caso rimane aperto e la corte di Salerno dovrebbe iniziare una nuova revisione nei prossimi mesi. Gli inquirenti dovranno affrontare le preoccupazioni sollevate dalla Corte Suprema e raccogliere ulteriori prove a sostegno del loro caso. Le famiglie di Angelo Vassallo e coloro che hanno instancabilmente cercato la verità restano fiduciosi che la giustizia sarà alla fine raggiunta, ma riconoscono che la strada da percorrere sarà lunga e ardua.
Il caso di Angelo Vassallo serve come un severo promemoria dei pericoli affrontati da coloro che osano sfidare la corruzione e lottare per la giustizia. Sottolinea inoltre l’importanza della trasparenza, della responsabilità e dello stato di diritto nella protezione dei valori democratici e nella garanzia che coloro che sono responsabili di crimini efferati siano chiamati a rispondere delle loro azioni.
